Un fulmine a ciel sereno nella scena rock internazionale: Roy Denver, icona e outsider della nuova generazione chitarristica, ha annunciato ufficialmente il suo ritiro dalle scene.
Lo ha fatto stampa asciutto e sincero, che lascia più domande che risposte ma suona comunque come un addio.
O quantomeno, un arrivederci, si spera.
“Saluto tutti i miei fan, che ringrazio per l’affetto e il supporto,”
si legge nella nota diffusa dal suo team.
“Ma ho bisogno di un momento di pausa e di trovare nuovi stimoli, ho bisogno di ritrovare delle ambizioni, forse anche lontane dalla musica.”
Un messaggio che sa di resa consapevole, di silenzio cercato, di quegli stop che arrivano quando il rumore fuori copre quello dentro. E Roy Denver, che di rumore ne ha fatto tanto – quattro album acclamati dalla critica, tournée sold-out in Europa e America, collaborazioni con leggende e provocatori – ora sceglie il vuoto, il silenzio, l’altrove.

A gettare ancora più ombra sull’ipotesi di un ritorno è Giacomo Triglia, amico d’infanzia dell’artista e attore, che in un commento a caldo ha dichiarato: “L’ho visto l’altra sera e sinceramente non so se Roy tornerà mai su un palco con una chitarra.”
Una frase secca, che pesa come un pugno allo stomaco per i fan, per chi ha tatuato “Lights Out Riot” sulla pelle e per chi ha vissuto notti intere nel sudore dei suoi live.
Non è chiaro cosa abbia portato Denver a questa scelta, ma i segnali c’erano.
Gli ultimi mesi sono stati silenziosi, lontani dai riflettori, niente teaser, niente sessioni in studio.
Solo qualche foto rubata in riva al mare, un libro in mano.
E forse è proprio lì che si sta cercando: lontano dai riflettori, dal palco, dai microfoni che distorcono la voce e le intenzioni. Roy Denver, 33 anni, ha ancora tutto il tempo per rinascere, se vorrà.
Oppure per restare nell’ombra, se l’ombra lo fa respirare meglio.
Ma intanto, resta questa notizia. Una pagina che si chiude, una voce che si spegne, almeno per ora.
E noi? Restiamo qui. Con il volume al massimo. Aspettando.